
Dinanzi all’emergenza umanitaria che stiamo vivendo, con milioni di uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra in Ucraina, l’Ue ha deciso di attivare un programma, #CARE, che consentirà di utilizzare i fondi della politica di coesione per dare accoglienza e inserire socialmente i rifugiati. Si tratta di un’ottima iniziativa, come ho detto oggi al Parlamento europeo durante un’audizione con la Commissione Ue. Supportare le autorità locali nell’accoglienza è una misura concreta e prova della nostra solidarietà.
La politica di coesione, come già successo con la pandemia, è uno strumento che si sta dimostrando importantissimo anche per fronteggiare le emergenze. Ma proprio per questo, occorre che non lo si trasformi in un bancomat a cui attingere ogni volta che si presenta una crisi. Nel caso di CARE, verranno utilizzate risorse non-spese e inizialmente programmate per altri obiettivi.Mi chiedo: e se invece le avessimo spese, che risposta avrebbe potuto dare l’UE?
La domanda non è retorica.
Può l’UE affidarsi sempre e comunque al paracadute della politica di coesione? Mi auguro che gli strumenti per fronteggiare le crisi siano altri… altrimenti si rischia di penalizzare proprio i territori più vulnerabili. Proprio quei territori che hanno più difficoltà a spendere in tempo e bene i fondi.
il mio intervento di oggi in commissione Sviluppo Regionale
Commissione Regioni (REGI), Interventi e contributi alle discussioni -
Giusto usare i fondi UE per accogliere chi fugge dalla guerra, ma la politica di coesione non sia un bancomat
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