
Ce l’abbiamo fatta: il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione “Orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione”, un testo a cui ho lavorato da vicino in quanto relatrice ombra per il gruppo Greens/EFA e che contiene che contiene le raccomandazioni all’Ue e agli Stati membri per attuare politiche occupazionali e sociali capaci di rispondere alla grave crisi che stiamo vivendo. Tra queste, c’è la proroga della sospensione del Patto di stabilità e crescita.
Non è stato facile battere i falchi del rigore a Strasburgo. Contro abbiamo avuto anche il centrodestra italiano schierato al completo, da Fratelli d’Italia alla Lega. A dimostrazione di quello che ci aspetterà con il governo Meloni: anti-austerity quando si tratta di chiedere i voti, ma subito piegati ai potenti frugali quando sono in Europa.
Il centrodestra, votando contro la risoluzione, non ha solo bocciato lo stop al Patto di stabilità. Ma ha anche detto no a importati punti del testo: l’aumento di 20 miliardi per il Fondo europeo di garanzia per l’infanzia, nuove risorse per formare e riqualificare lavoratori nei green jobs, no a politiche fiscali come la flat tax, che toglie ai poveri per dare ai ricchi. E poi ancora: la richiesta di contrastare tutte le forme di sfruttamento dei lavoratori e di lavoro precario, compresi il lavoro autonomo fittizio, il lavoro nero, l’abuso dei contratti atipici e dei contratti a zero ore
Su tutti questi punti, abbiamo dato battaglia, in commissione e in Plenaria, e abbiamo vinto. Purtroppo, solo su un punto il centrodestra è riuscito a spuntarla: nella risoluzione avevamo inserito la richiesta di una direttiva sul “minimum income”, ossia una legge Ue per promuovere misure come il reddito di cittadinanza in tutti gli Stati membri.
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Il PE vota la nostra proposta su stop al patto di stabilità
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