
La politica di coesione dell’Ue continua a non produrre gli effetti sperati. Diverse regioni del Sud Europa, in Italia come in Spagna e in Grecia, anziché convergere verso le regioni con livelli economici, occupazionali e sociali più alti, continuano a “divergere” e, cosa ancora peggiore, a mostrare un tasso di crescita estremamente basso. La forbice, in altre parole, si allarga non solo perché chi è avanti corre più veloce, ma anche perché chi è indietro non accelera il passo. E’ quanto emerge da uno studio del Parlamento europeo che abbiamo discusso in commissione Regi. Un quadro desolante, quello delineato dallo studio, che pero’ indica anche i limiti dell’attuale impostazione della politica di coesione e, cosa molto importante per il caso dell’Italia, i rischi connessi a Recovery plan nazionali troppo sbilanciati verso i territori più produttivi.
Per quanto riguarda i limiti, è ancora una volta evidente come il Pil non sia un parametro sufficiente a riflettere il reale stato di salute delle regioni europee. Questo è un ostacolo alla ideazione di politiche e misure mirate per cogliere le differenze tra i vari territori: perché si può avere lo stesso Pil, ma bisogni e punti di forza diversi su cui lavorare. Un esempio è il tasso di inattività, dietro il quale vi sono problemi sociali diversi a seconda della regione Ue, come per esempio la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro, il basso numero di migranti integrati nella forza lavoro o una popolazione non istruita e/o non qualificata. E poi ci sono indicatori alternativi, spesso dimenticati dalle analisi, che andrebbero invece presi in seria considerazione, come il livello dei servizi offerti ai cittadini.
Infine, il punto più di attualità: il rischio concreto che il Recovery fund o Next-Generation EU che dir si voglia vada ad aumentare la forbice tra regioni ricche e/o ad alto tasso di crescita, e quelle povere e a basso tasso di crescita. Lo studio del Parlamento dice chiaro e tondo quanto denuncio da tempo insieme ai colleghi dei Greens/EFA: bisogna fare in modo che gran parte dei finanziamenti aggiuntivi del Recovery fund non vengano convogliati verso regioni con una maggiore capacità di utilizzarli al posto di quelle più bisognose. E’ il caso dell’Italia, dove lo scippo del governo ai danni del Sud è ogni giorno più palese.
Ecco perché ho chiesto alla commissione Regi del Parlamento di unirsi alla battaglia che io e la delegazione italiana dei Greens/EFA stiamo portando avanti per scongiurare un colpo mortale al Mezzogiorno.
Commissione Regioni (REGI), Interventi e contributi alle discussioni -
IL RECOVERY FUND ALL’ITALIANA E’ UN RISCHIO GRAVISSIMO PER IL SUD, UNO STUDIO DEL PARLAMENTO UE CI DA’ RAGIONE
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