Osservatorio Fondi UE
Casi individuati
Truffa ai fondi europei, nei guai un caseificio: confiscati 447 mila euro, 3 ottobre 2018
Dal fondo europeo per lo sviluppo rurale, tramite la Regione, avevano ottenuto 447 mila euro. Gli stessi soldi, ritenuti provento di truffa ora, con la condanna, confiscati dal giudice. Quindi congelati fino a sentenza definitiva. Per ora c’è il primo grado: 15 mesi per Adriano e Luigi Latini, padre e figlio, 78 e 47 anni, amministratori della Latini Adriano snc, casearia di Grumello del Monte. Stessa pena per i consulenti Claudio Miglio, 53 anni, bresciano ed Eugenio Pelosi, 64, milanese. Per il pm Fabrizio Gaverini il contributo del 30% per un nuovo investimento, il caseificio, è stato in parte usato per lavori già realizzati o in corso d’opera. Anche la società è stata condannata, alla sanzione amministrativa di 70 mila euro.
Porto turistico di Augusta, arrestati due imprenditori. Fatture gonfiate per intascare otto milioni di fondi Ue, 16 ottobre 2018
La Guardia di finanza di Siracusa, al termine delle indagini, ha scoperto quella che definisce un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla truffa per la percezione di contributi pubblici. In sostanza un giro difatture gonfiate per giustificareotto milioni di fondi europei, arrivati – al momento solo in parte – nelle casse dell’imprenditore Fazio. Secondo l’accusa, Alfio Fazio, committente dei lavori attraverso la società Pxa (Porto Xifonio Augusta), avrebbe affidato le opere a Ranno, imprenditore edile e amministratore di fatto di una società che si occupa di edilizia residenziale e quindi «priva di qualsivoglia know how nella specifica materia e sprovvista delle attrezzature adeguate per svolgere lavori (in mare) necessari alla costruzione di un porto turistico». Ritrovandosi incapace di realizzare le opere infrastrutturali necessarie a un porto turistico in maniera autonoma, Ranno avrebbe subappaltato i lavori ad altre ditte che però, in molti casi, sono risultate riconducibili allo stesso Fazio.
Il reticolo di società avrebbe emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti. Lavori effettivamente realizzati dalle imprese della famiglia Fazio, ma con un valore reale molto inferiore rispetto a quello presentato a finanziamento. In totale sono state scoperte 22 milioni di euro di fatture false, contenenti l’acquisto di palancole, la fornitura di blocchi di cemento e di pali – tubi camiciati in acciaio, nonché le operazioni relative al nolo a caldo dei mezzi marittimi ed i contratti di dragaggio. Un sistema utile a giustificare i finanziamenti europei: nelle tasche dell’imprenditore finora è arrivata solo la prima tranche, cioè 2,6 milioni sul totale degli otto aggiudicati per l’opera che adesso dovrebbero essere congelati. È quindi stato disposto il sequestro di somme di denaro, disponibilità mobiliari e immobiliari per un valore complessivo di circa 7,5 milioni di euro.
Il nome di Alfio Fazio è comparso ad aprile del 2016 tra i Panama Papers, i nomi di italiani titolari di conti correnti nel paradiso fiscale di Panama. In quell’occasione, lui si difese: «C’era una situazione risalente a oltre dieci anni fa, ma abbiamo pagato tutte le tasse in Italia». Mentre per gli interessi nel porto principale di Augusta sarebbe entrato in conflitto con altri imprenditori coinvolti nell’inchiesta di Potenza sulla presunta cricca del petrolio.
Frode da 600mila euro sui fondi Ue: denunciati due allevatori, 29 ottobre 2018
https://cronacaqui.it/frode-600mila-euro-sui-fondi-ue-denunciati-due-allevatori/
Secondo gli investigatori, i due allevatori avrebbero percepito, per anni, contributicomunitari dichiarandodi svolgere l’attività di allevamento e pascolo di bestiamementre invece avrebbero preso in affitto a prezzi vantaggiosi, centinaiadi ettari in alpeggi di alta quota solamente per aumentare virtualmente la superficieagricola utilizzata dalle proprie aziende zootecniche e riscuotere, in talmodo, i premi riconosciuti dall’Unione Europea.
A titolo informativo
Frodi contro l’Ue, l’Italia ne ha perseguite di più. ‘Salvati’ 18 milioni, 10 ottobre 2018
https://www.key4biz.it/frodi-contro-lue-litalia-il-paese-che-ne-ha-perseguite-di-piu/234226/
L’attività di repressione svolta l’anno scorso è stata illustrata con la presentazione della relazione 2017 del COLAF (Scarica la relazionecompleta in PDF) (Comitatonazionale per la repressione delle frodi nei confronti dell’Unione Europea). La relazione, in particolare, evidenzia come l’Italia a livello europeo sia stato il Paese con il più alto numero di “decisioni giudiziarie adottate” rispetto alle raccomandazioni indirizzate dall’Olaf a seguito di casi di sospetta frode.L’indice che misura questo rapporto, l’indictment rate è pari al58% rispetto a una media europea del 42%. A livello nazionale, le numerose iniziative promosse dal Comitato per favorire con maggiore efficacia la fase di prevenzione dei fenomeni di frode e irregolarità hanno prodotto un decremento del cosiddetto ‘tasso d’errore’ nell’uso di risorse dei Fondi strutturali che conferma una tendenza registrata già negli anni precedenti. Nel 2017, la diminuzione degli importi relativi ai casi di irregolarità/frode è scesa del16% che, in termini assoluti, equivale a 18 milioni di euro rispetto alla precedente annualità.
È la Calabria la regione più “imbrogliona”: prima per frodi sui fondi europei, 10 ottobre 2018
Nella relazione annuale del Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell’Ue (Colaf), nel capitolo dedicato alla distribuzione territoriale delle frodi risulta che, su 558 segnalazioni giunte al Comitato nel 2017, ben 305 (quindi più della metà del totale) sono arrivate dalla Calabria. Di fronte a questo dato, le altre regioni risultano staccate di numerose lunghezze, a partire dalla seconda piazzata in questa non edificante graduatoria, che risulta la Sicilia con 33 segnalazioni. Seguono poi Toscana, Puglia e Abruzzo, rispettivamente con 30, 26 e 20 segnalazioni. Al sesto posto troviamo il Piemonte con 19 segnalazioni, al settimo il Lazio con 12 e all’ottavo la Campania con 10. Trascurabili i dati delle altre regioni, tutte sotto quota 10. Tradotto in termini economici, la relazione evidenzia che le segnalazioni hanno coinvolto nel complesso un ammontare pari a più di 86 milioni di euro, di cui 43 milioni solo in Calabria. Di questi 43 milioni, però, il rapporto precisa che circa 34 milioni sono già stati decertificati dalla Regione Calabria, «senza quindi nessun danno al bilancio Ue».
Cosa faceva Viktoria, la giornalista uccisa in Bulgaria. Le indagini, 12 ottobre 2018
Rimane ancora incerta la matrice del barbaro assassinio della giornalista bulgara, Viktoria Marinova, 30 anni, violentata e uccisa a Russe, nel nord della Bulgaria, sabato 6 ottobre 2018. Il delitto è avvenuto in un parco alla periferia della città dove la donna si era recata per fare jogging. Secondo il ministro dell’interno bulgaro Mladen Marinov l’uccisione non sarebbe da collegare all’attività professionale della giornalista, che era direttore amministrativo del canale televisivo privato Tvn di Russe. Secondo alcuni media europei invece la donna stava investigando su presunti abusi nell’uso di fondi dell’Unione Europea.
Colleghi e amici di Viktoria Marinova hanno dichiarato che la giornalista non era una reporter investigativa, aveva soltanto fatto nella sua ultima trasmissione, a fine settembre, l’intervista ai due giornalisti, il bulgaro Dimitar Stoyanov del sito internet ‘Bivol’ e il romeno Attila Biro della Rise Project Romania, che svolgevano indagini giornalistiche per corruzione e abusi sui fondi Ue da parte della compagnia edilizia bulgara ‘Gp Group’. A seguito dei loro servizi e su segnalazione del vicepremier Tomislav Doncev, la procura di Sofia aveva avviato un’inchiesta su presunti abusi nell’utilizzo di fondi dell’Unione europea, e aveva bloccato un trasferimento bancario da parte della ‘Gp Group’ di circa 14milioni di euro in base alla legge contro il riciclaggio di denaro. La Bulgaria è il fanalino di coda nella Ue in fatto di corruzione anche ai livelli alti del potere. L’impunità di politici e pubblici ufficiali è una realtà ormai cronica.E la situazione non è migliore per la libertà di stampa. Nell’ultimo decennio, a causa dell’esistenza di un oligopolio mediatico in cui sarebbero coinvolti alcuni deputati del parlamento rumeno, nella classifica di Reporters Sans Frontieres per la libertà di stampa la Bulgaria ha subito un tracollo crollando dal 35/o posto al 111/o nel 2018.
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