Osservatorio Fondi UE
Casi individuati
Inchiesta fondi di “Calabria Verde” per uso personale. Tutte rinviate a giudizio le sei persone indagate, 2 novembre 2018
Sono state tutte rinviate a giudizio le sei persone indagate nell’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro su “Calabria verde”, ente in house della Regione. Lo ha deciso il Gup, Francesca Pizii, accogliendo la richiesta del pm d’udienza, Alessandro Prontera. La Procura contesta agli indagati la distrazione di fondi europei gestiti da “Calabria verde” e destinati all’acquisto di mezzi antincendio boschivi, alla messa in sicurezza dei corsi d’acqua e alla prevenzione del rischio frane in Calabria, che sarebbero stati utilizzati, invece, per fini personali
Augusta,
tangenti e corruzione all’Autorità portuale
Procura: «Gare truccate con bandi ideati dai privati», 8 novembre 2018
Bandi di gara ideati da privati, con il chiaro intento di ritagliarli su misura delle imprese che avrebbero dovuto aggiudicarsiquegli appalti. Affari nei quali poi gli stessi professionisti avrebbero ricevuto incarichi di consulenza. Sullo sfondo la pubblica amministrazione, con funzionari corrottitramite importanti prebende. Questo il quadro tracciato dai magistrati della procura di Siracusa e dagli uomini della guardia di finanza attorno alle attività dell’Autorità portuale di Augusta.
L’inchiesta ha portato all’arresto di Gaetano Nunzio Miceli, 57 anni, e dei fratelli Giovannie Pietro Magro. I tre, con il primo che è considerato il vertice del sistema di corruzione, sono soci dello studio di progettazione Tecnass srl, società che è stata sequestrata su disposizione del tribunale. Arrestati anche i funzionari dell’Autorità portuale di Augusta, Giovanni Sarcià e Venerando Toscano, e l’ingegnere Antonino Sparatore, commissario in una delle gare d’appalto che sarebbero state truccate. Misure interdittive sono state inoltre comminate agli ingegneri Salvatore La Rosa e Francesco Patania. Nel mirino delle Fiamme gialle sono finiti gli appalti legati ai grandi progetti per l’Hub porto di Augusta. Opere finanziate con i fondi europei, per unvalore complessivo di cento milioni di euro. Protagonista assoluto del giro di corruzione sarebbe stato, come detto Nunzio Miceli, già arrestato negli passati con accuse simili sempre legate al porto di Augusta. «I bandi e i disciplinari di gara – scrivono le Fiamme gialle – non venivano direttamente predisposti dai funzionari dell’ente pubblico appaltante, bensì venivano realizzati da professionisti titolari di una società di progettazione siracusana. In alcune circostanze, taluni commissari di gara, dopo aver svolto l’incarico di componente della commissione aggiudicatrice, ricevevano – anche con lo schermo di terzi soggetti – incarichi di consulenza dalla società che si era aggiudicata l’appalto».
Fondi Ue e direttori generali inquisiti, “Regione Basilicata ha massacrato la meritocrazia”, 12 novembre 2018
Quasi due anni fa Usb denunciava la scelta scellerata della Regione Basilicata di esternalizzare il servizio di assistenza tecnica dei fondi UE. Una gara rivolta a società private che avrebbero dovuto gestire il servizio con maggiore economicità ed efficienza. L’economicità, come abbiamo dimostrato più volte, non c’è stata, dato che l’appalto esterno per 4 anni è venuto a costare 26 milioni di euro, circa 10 milioni in più del costo della contrattazione diretta dei collaboratori. Da qualche giorno apprendiamo che anche l’efficienza non è aumentata, anzi. E’ notizia de “Il Sole24ore” della settimana scorsa che l’Autorità di Gestione del POR FESR 2014-2020 ha aderito alla proposta dell’Agenzia di Coesione Nazionale, di ridurre il cofinanziamento nazionale di oltre 275 milioni di euro che saranno momentaneamente “parcheggiati” sul altri Programmi Operativi per evitare il rischio di disimpegno automatico dei fondi secondo la regola dell’N+3 – vale a dire la regola comunitaria secondo la quale quello che è stato impegnato nel 2015 deve essere speso entro il 2018. Ma così non è stato e pertanto si è deciso di rinviare a domani la spesa che la Regione Basilicata non è riuscita a realizzare fino ad oggi. Risultato reso ancora più drammatico dal recente rapporto Svimez del 2018 che ha denunciato che il PIL della Basilicata nel 2017 è cresciuto solo dello 0,7% e che ha realizzato performance di spesa dei fondi UE assolutamente deludenti (3,09% di spesa). Fino a 10 anni fa il “modello Basilicata” faceva scuola in tutta Europa per velocità ed efficienza della spesa dei fondi strutturali.
Inoltre la Regione Basilicata si trova senza Presidente (divieto di dimora) da diversi mesi per un’altra indagine in corso che riguarda i concorsi pilotati in Sanità. Una “Waterloo” totale per la quale USB chiede, pur nel rispetto del principio di garanzia giudiziaria, le immediate dimissioni dei direttori generali coinvolti nell’inchiesta per truffa e del Dirigente dell’Autorità di Gestione del POR FESR Basilicata 2014-2020, Antonio Bernardo alla luce dei risultati raggiunti.
Malversazione fondi Ue, quattro denunce, 17 novembre 2018
Malversazione di fondi comunitari. Con questa accusa quattro persone, amministratori di una ditta di acquacoltura e mitilicoltura, sono state denunciate dagli uomini della Stazione Navale del Reparto aeronavale di Termoli della Guardia di Finanza. I finanzieri hanno condotto una complessa ed articolata attività di indagine riguardante i finanziamenti europei erogati dalla Regione Molise per favorire lo sviluppo e l’occupazione nel settore della pesca. L’operazione ha verificato la corretta osservanza delle disposizioni contenute nel bando regionale inerente i fondi europei assegnati ad una impresa operante nel comparto dell’acquacoltura e mitilicoltura. In particolare, le indagini hanno riguardato l’iter concessorio delle cospicue somme a fondo perduto assegnate alla ditta operante a Termoli. La stessa avrebbe dovuto realizzare un capannone destinato ad implementare la vendita all’ingresso e trasformazione dei molluschi bivalvi, attività già bene avviata all’interno del porto, utilizzandolo invece come deposito.
Nebros II, i retroscena dell’inchiesta e le intercettazioni, 20 novembre 2018
Erano
spesso componenti degli stessi gruppi familiari, residenti tra Cesarò, Bronte e
Tortorici, a partecipare alle gare per la gestione di terreni demaniali nel
cuore dei Nebrodi. Gare che venivano pilotate o
condizionate dalla forza intimidatrice derivante dalla contiguità con le più
importanti cosche della mafia rurale. Sodalizi messi in crisi, in
particolare, dal cosiddetto protocollo Antoci, col quale si decideva
l’esclusione grazie ai controlli affidati alla Prefettura.
C’è dunque un sistema che per decenni ha regalato milioni e milioni di fondi
europei alle cosche, dietro l’inchiesta Nebros 2 che ieri mattina ha portato a
14 arresti ed un provvedimento cautelare nell’ennese. La gara finita al centro
dell’indagine è quella per circa 4.200 ettari dell’azienda Silvo Pastorale di
Troina svolta tra il 6 ed il 15 maggio del 2015. “Tanti mafiosi da anni –
afferma in una nota Giuseppe Antoci – lucravano milioni di euro di Fondi Europei per l’agricoltura,
intimidendo agricoltori e allevatori per farsi cedere i terreni, e tutto
ruotava, appunto, attorno alla violazione dei criteri oggi invece sanciti dal
Protocollo di Legalità e dalla successiva legge nazionale”.
Barcellona, truffa alla Regione Sicilia: sequestro da 700mila euro per Giovanni Torre, 25 novembre 2018
giudice Fabio Gugliotta, su richiesta della Procura, ha ordinato – attraverso i militari della Guardia di finanza – il sequestro preventivo per equivalente fino alla concorrenza di 728.185 euro, di immobili, saldi dei conti correnti e autovetture riconducibili all’imprenditore Giovanni Torre, 44 anni di Terme Vigliatore, in qualità di legale rappresentante della società “Torre srl” che si occupa di estrazione di inerti destinati all’edilizia e della gestione di una discarica di materiali da costruzione. All’imprenditore si contesta il reato di truffa aggravata ai danni della Regione da cui, «con artifici e raggiri», sono stai ottenuti finanziamenti con fondi europei.
Detenuti al 41-bis percepivano contributi agricoli: 8 in manette, 13 dicembre 2018
Erano detenuti in regime di carcere duro, ma continuavano a percepire contributi agricoli destinati alle loro aziende grazie alla complicità dei dipendenti di un consorzio olivicolo. È quanto emerge dall’inchiesta che giovedì mattina ha portato all’esecuzione di otto misure cautelari da parte dei militari del comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare e del comando provinciale di Reggio Calabria. Quattro le persone in carcere, 3 agli arresti domiciliari, mentre per una è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le ordinanze sono state emesse dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura della Repubblica.
I destinatari, residenti in vari comuni della provincia reggina, sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, concorso in falso materiale e ideologico commesso da incaricati di pubblico servizio, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, aggravate dalla finalità di agevolare consorterie mafiose. Centinaia di migliaia di euro sarebbero il frutto di truffe aggravate per il conseguimento delle erogazioni pubbliche previste dai Fondi Europei Agricoli di Garanzia e di Sviluppo Rurale (Feaga e Feasr) ai quali avrebbe attinto la ‘ndrangheta. Gli indagati sarebbero, infatti, associati o contigui a noti casati mafiosi reggini, tra i quali i Gallico di Palmi, gli Alvaro di Sinopoli, i Lo Giudice di Reggio Calabria ed i Laganà-Caia di Seminara. Sostenuti dalla complicità di incaricati di pubblico servizio, ai quali pure è stato contestato il reato associativo, nel periodo 2010-2018 hanno beneficiato di contributi pubblici, erogati dall’Agenzia della Regione Calabria per le Erogazioni in Agricoltura (Arcea), nonché della disponibilità di titoli di pagamento della “Politica Agricola Comune”.
I beneficiari, privi dei requisiti richiesti e peraltro gravati da misure di prevenzione personale o condannati per delitti di criminalità organizzata, grazie alla complicità e al sistematico contributo di alcuni dipendenti del consorzio olivicolo “Conasco”, aggiravano il loro stato di detenuti. Fra loro Teresa Gallico, ristretta al 41-bis. Benché in carcere, si rivolgevano all’organismo pagatore in qualità di imprenditori agricoli in attività. Le indagini hanno permesso di accertare numerose anomalie, di carattere formale e sostanziale, relative alla trattazione delle domande di accesso ai contributi, come la soppressione di documenti che, per legge, avrebbero dovuto essere custoditi dagli stessi incaricati di pubblico servizio
Truffe ai Fondi europei, 8 ordinanze di custodia cautelare, 14 dicembre 2018
I militari del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare e del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito 8 ordinanze di custodia cautelare (4 in carcere, 3 agli arresti domiciliari 1 all’obbligo di presentazione alla p.g.) emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, a carico di altrettanti soggetti, residenti in vari comuni della provincia reggina, accusati a vario titolo associazione per delinquere, concorso in falso materiale e ideologico commesso da incaricati di pubblico servizio, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, aggravate dalla finalità di agevolare consorterie mafiose.
I provvedimenti scaturiscono da una complessa e articolata indagine, condotta dal Reparto Operativo del comparto di specialità dell’Arma e coordinata dal Procuratore Aggiunto, Calogero Gaetano Paci, e dal Sostituto Procuratore, Diego Capece Minutolo, tesa a contrastare la pervasività mafiosa nel comparto agricolo concretizzatasi in truffe aggravate per il conseguimento delle erogazioni pubbliche previste dai “Fondi Europei Agricoli di Garanzia e di Sviluppo Rurale” (F.E.A.G. e F.E.A.S.R.). Esso è un alveo di preminente interesse della ‘ndrangheta, peraltro emerso dall’attualità di plurime investigazioni dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare.
Con fondi Ue finanziavano clan Taranto. Create 17 società fittizie. Denunciati ispettori Regione Puglia, 20 dicembre 2018
(ANSA) – Taranto – Avrebbero costituito 17 imprese fittizie solo per poter accedere ai fondi europei per l’occupazione femminile, cofinanziati dallo Stato e dalla Regione Puglia, con lo scopo anche di finanziare alcune famiglie malavitose del territorio tarantino. Per questo la Guardia di finanza di Taranto ha arrestato due persone e ne ha denunciate altre 20, tra cui due ispettori della Regione Puglia incaricati di svolgere verifiche presso le ditte che avevano avanzato le richieste di contributi pubblici. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata eseguita nei confronti di 34enne Salvatore Micelli, mentre agli arresti domiciliari è stata posta la 52enne Loredana Ladiana. Entrambi residenti a Taranto sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, e falsità materiale commessa dal privato in atto pubblico. L’importo complessivo della truffa è di tre milioni e 260mila euro.
A titolo informativo
Colaf: Italia leader in Europa nella lotta alle frodi contro la UE, 13 novembre 2018
È stata presentata al Parlamento la relazione annuale del Comitato nazionale per la repressione delle frodi nei confronti dell’Unione europea (Colaf) istituito presso il dipartimento Politiche europee della presidenza del Consiglio, con i risultati del 2017. Dalla relazione emerge che l’Italia risulta il Paese leader in Europa in tema di prevenzione e lotta ai fenomeni di frode ai danni del bilancio europeo, capace di combattere la criminalità finanziaria grazie a più efficaci strumenti normativi. Il documento, in particolare, evidenzia come l’Italia a livello europeo sia stato il Paese con il più alto numero di decisioni giudiziarie adottate, rispetto alle raccomandazioni indirizzate dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) a seguito di casi di sospetta frode. L’indice che misura questo rapporto, l’indictment rate, è pari al 58% rispetto a una media europea del 42 per cento.
I fondi Ue nell’Est Europa portano 1 miliardo in Italia, 16 novembre 2018
Per ogni euro speso in politiche di coesione nell’Est Europa, si legge nello studio, 9 centesimi tornano indietro grazie al commercio verso i Paesi cosiddetti contributori netti come il nostro per l’appunto. Nel medio termine, per l’Italia questo equivale a circa un miliardo di euro, ossia a un aumento del Pil di 0,06 punti, il maggiore incremento fra i contributori netti (seconda è la Germania).
Il documento, che ha preso in considerazione il periodo di programmazione 2007-2013, spiega che “il 15-20% dei fondi strutturali (Fesr, Feasr e Fondo coesione) produce effetti transfrontalieri diretti o indiretti”. Principalmente attraverso i flussi commerciali dai Paesi maggiori beneficiari (Est Europa più Grecia, Portogallo e Spagna) verso i territori con una maggiore capacità di esportazione, cioè i contributori netti.
Nel lungo termine (2023) gli effetti totali della politica di coesione sui Paesi che meno ne beneficiano direttamente saranno “limitati ma positivi, cioè un aumento di circa lo 0,1% del Pil. In media il 40% di questa crescita aggiuntiva è dovuta agli effetti di ‘spill over'”. “Gli effetti della politica di coesione non sono limitati al Paese dove i finanziamenti sono spesi”, quindi, “nel dibattito sul bilancio europeo 2021-2027 dovrebbero essere considerati”, scrivono i ricercatori, che chiedono di “promuovere e gestire l’utilizzo di questi effetti transnazionali”.
Commissione: “Fondi europei riducono la povertà nelle zone rurali”, 11 dicembre 2018
Assicurare l’autosufficienza agricola e alimentare dell’Europa, ma anche ridurre il divario persistente tra i salari dei centri urbani e quelli delle zone rurali. Sin dagli albori ai tempi della Comunità economica europea, la Politica agricola comune (Pac) ha svolto un ruolo importante nel colmare le diseguaglianze. Un obiettivo perseguito tutt’oggi, stando ai dati diffusi dalla Commissione europea. Sarebbero circa 7 milioni i beneficiari di fondi Ue per la filiera agricola, che rappresentano circa il 65% degli agricoltori in tutta l’Unione.
“È stato dimostrato”, scrive la Commissione, “che la Pac sta contribuendo a ridurre il tasso di povertà nelle zone rurali”, contribuendo, a detta di Bruxelles, ad appianare le differenze tra città e campagne. “Anche il divario tra redditi agricoli e altri settori si riduce”, prosegue la Commissione, “con la percentuale del reddito agricolo medio rispetto a tutta l’economia salito dal 32% del periodo 2000-2010 al 47% nel 2016”. Dati che dimostrano comunque la persistenza di un evidente divario.
Secondo gli indicatori utilizzati per valutare l’efficacia delle politiche europee, la Pac contribuisce per circa il 27% sul reddito medio dei beneficiari, con un supporto di 6.530 euro per agricoltore nel 2016. La Commissione evidenzia anche i punti deboli emersi negli ultimi anni nel settore agricolo. Ad esempio, “la crescita della produttività è stata principalmente determinata dalla riduzione di manodopera, e meno di quanto si sperasse dalla ricerca o dall’innovazione”. Lo spopolamento delle campagne e le modeste percentuali di agricoltori under 35 si impongono, ancora una volta, nel dibattito sulla riforma della Pac per il dopo 2020. L’analisi sui risultati tiene conto anche dei progressi fatti sul fronte delle emissioni di gas serra, diminuiti del 22% dal 1990 in poi, ma suggerisce la necessità di traguardi più ambiziosi per il futuro della Pac.
Truffe e frodi comunitari, da oggi la GdF accederà alle banche dati regionali, 14 dicembre 2018
In Siciliala Guardia di Finanza ha accesso alla banca dati dei beneficiari dei finanziamenti europei. La Regione, inoltre, segnalerà alle Fiamme gialle ogni dubbio o irregolarità riscontrata nel corso delle procedure di erogazione dei finanziamenti. Uno strumento in più, quindi, quello che adesso ha a disposizione la Finanza per contrastare e prevenire le frodi, le truffe e qualsiasi tentativo d’infiltrazioni criminali nell’uso dei fondi pubblici e delle procedure ad evidenza pubblica gestite dalla Centrale unica di committenza.
Sisma 2016, le Marche non spendono i fondi europei, 27 dicembre 2018
“Le Marche e le altre regioni interessate dal Sisma2016 non stanno spendendo i fondi europei specificamente indirizzati alle aree terremotate; tutto ciò è inaccettabile” commenta così Patrizia Terzoni, vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera le notizie circa l’entità della spesa dei fondi POR-FERS. Secondo i dati elaborati da IlSole24Ore, nelle Marche su 243 milioni di euro di fondi POR-FERS assegnati, la quota di gran lunga maggiore tra le quattro regioni interessate dall’emergenza, gli impegni di spesa sono al 28% e le risorse spese effettivamente al 4%.
Dall’estero
A Praga in diecimila chiedono le dimissioni di Andrej Babiš, 18 novembre 2018
Il premier ceco assieme ai figli, alla moglie e al cognato è sotto indagine dal 2015 per una presunta truffa a danni dei fondi europei. Il gruppo Agrofert riconducibile a Babiš avrebbe fatto uscire dal perimetro aziendale il resort intestandolo in maniera fittizia ai famigliari di Babiš. In questo modo l’azienda ha potuto usufruire di una sovvenzione di due milioni di euro destinata a piccole e medie imprese pur facendo, di fatto, parte di uno dei più grandi gruppi economici della Repubblica Ceca. Dal 2015 la polizia sta indagando sulla presunta truffa, che potrebbe, nel caso fosse provata, portare il premier e i suoi famigliari in prigione. In quasi tre anni di indagine il figlio del premier, che ha cittadinanza svizzera e vive a Ginevra, non è stato ancora sentito dalle autorità.
Caso Caruana Galizia: una pista, 18 novembre 2018
Gli investigatori, come riporta domenica il Times of Malta, affermano d’aver identificato “più di due mandanti” dell’assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia. Non vi sono, al momento, indicazioni su chi siano questi sospetti e a che ambiente appartengano. Sempre secondo il quotidiano, gli inquirenti stanno lavorando in stretta collaborazione con l’agenzia anticrimine dell’Unione Europea, collaborazione intensificatasi in queste settimane. La donna, nota nell’isola per le sue inchieste contro la corruzione, è morta il 16 ottobre 2017, uccisa dallo scoppio di una bomba piazzata nella sua auto. Tre uomini accusati d’aver innescato l’ordigno sono stati arrestati.
Leggi il pdf
osservatorio-fondi-nov_dic-2018Comments are closed