Comunicati Stampa
Il maxi dissalatore serve all’Ex-Ilva, non ai tarantini
È stato salutato dai suoi fautori come una mirabolante opera infrastrutturale, il “più grande dissalatore per uso civile d’Italia”. Costerà 100 milioni di euro, prelevati dai fondi del Pnrr. È il dissalatore che Acquedotto Pugliese intende costruire sulle sorgenti del fiume Tara, una zona di biodiversità molto importante per il territorio tarantino.
I dubbi su quest’opera sono più che leciti: il ministero dell’Ambiente ritiene che tale dissalatore sia in contrasto con la salvaguardia e il miglioramento dello stato di conservazione di specie e habitat per gli ecosistemi.
Inoltre, il sospetto, più che concreto, è che l’opera serva agli interessi dell’ex Ilva, invece che dei cittadini tarantini. Lo stabilimento siderurgico preleva ingenti quantitativi di acqua dal fiume Tara per il raffreddamento degli impianti e il nuovo dissalatore sembra un ottimo affare per i gestori dell’impianto.
Per queste ragioni, ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea: Bruxelles chiarisca se l’opera rispetti il principio “non arrecare un danno significativo”, che dovrebbe essere alla base dei progetti del Pnrr. E inoltre chiarisca se ritiene lecita la realizzazione del dissalatore, con un finanziamento pensato per contrastare il prelievo d’acqua dalla falda, per soddisfare le esigenze dell’ex Ilva.
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