Comunicati Stampa
Porsche a Nardò: la pista si allarga, ma a spese dell’ambiente. Il progetto va ripensato.
Ieri mattina sono stata a Nardò (provincia di Lecce) all’interno del Nardò Technical Center per incontrare i responsabili e parlare con loro del progetto di espansione aziendale che sta facendo giustamente discutere, non tanto per la natura dell’investimento quanto per le modalità attuative e per ricadute ambientali, paesaggistiche, territoriali che il poderoso l’allargamento degli spazi comporta.
Accompagnata dall’ing. Bartolomeo Lucarelli, sono stata accolta da Antonio Gratis (Managing Director NTC) e Roberto Buttazzi (Director Marketing & Communication) che ringrazio per la disponibilità.
Si è trattato di un confronto cordiale, servito a srotolare tutte le perplessità che nutro sugli aspetti salienti di questo processo di espansione tecnica e strutturale.
Com’è noto, il piano interesserà l’area già di pertinenza dell’ampia pista auto ma, stando alle intenzioni progettuali, sacrificherebbe un’area naturale di pregio.
Un habitat di specie protette e biodiversità che assolutamente va preservata.
Il mio non è un “no” alle politiche aziendali di innovazione e implementazione.
E’ invece un deciso NO al sacrificio delle aree naturali in ragione di un interesse aziendale che si può perseguire senza per questo sacrificare bosco e specie animali che lo abitano.
Tantomeno le logiche perequative (abbattere dentro e seminare all’esterno della circonferenza del sito) possono minimamente lenire gli effetti devastanti sulla natura che il progetto di espansione operativa interna presuppone.
Senza contare che questa eventuale perequazione presuppone l’esproprio di numerosi ettari circostanti, una procedura avviata dalla Regione che pare abbia colto di sorpresa non pochi residenti e operatori economici della zona.
Un piano che evidentemente andava spiegato e condiviso ma che invece è apparso come un improvviso colpo di mannaia da attutire in qualche modo.
Insomma, questa espansione privata non può e non deve confliggere con le ragioni del pubblico interesse, che va dalla tutela del paesaggio e della natura ai diritti inalienabili della popolazione che gravita attorno al centro Porche di Nardò, a cominciare da chi di non intende farsi espropriare secondo logiche imposte dall’alto.
Ritengo che si sarebbero potute valutare collocazioni alternative: dalla documentazione fotografica appaiono esserci aree esterne libere e in piano.
Nè ci pare possano risultare sufficienti l’annunciata riforestazione (che per avere senso dovrebbe partire prima dei tagli…) sulla cui riuscita nutriamo fondati dubbi vista la mancanza di cronica di acqua in zona e il mancato bilancio definitivo relativo alla CO2 e al contenimento di GHG dell’intero progetto in relazione alla normativa comunitaria.
Riguardo all’impatto dei lavori sulla fauna, inoltre, temiamo gli interventi boschivi nei periodi riproduttivi e che non siano state individuate idonee aree rifugio.
Tantomeno siamo rassicurati dalle compensazioni.
Ovvero, la realizzazione di un centro di prevenzione incendi la cui utilità pubblica andrebbe comunque chiarita e messa a sistema con I Vigili del Fuoco, e la
costruzione di un hub per l’elisoccorso in questo caso da integrare con Asl, Regione e dunque Protezione Civile.
Le Convenzioni con i relativi enti competenti non sono state ancora firmate.
Tutto troppo aleatorio, al momento, a fronte di un iter già avviato e che invece, per restare in tema automobilistico, va assolutamente frenato affinchè le legittime esigenze di espansione tecnica di un’azienda non impattino irreparabilmente sull’habitat interno al Centro Porche e di riflesso sui diritti di chi intorno all’anello automobilistico vi abita o vi opera.
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